Viva il RE

La storia italiana è costellata da nobili che, a vario titolo, hanno spadroneggiato senza avere alcun mandato popolare e non vi è dubbio che tra essi spicca un nome piuttosto ricorrente: Vittorio Emanuele.

Wikipedia ne elenca ben 5 e ad ognuno di essi affianca un bellissimo ritratto che aiuta ad immortalarli al fine di ricordare, a chi legge, che oltre che nobili erano anche belli di fattezze e di animo così come s’addice a tal rango. Poi basta guardare la dicitura accanto ed il gioco è fatto: io, comune mortale, al massimo, avrei potuto svolgere il ruolo di ronzino al cospetto dell’ultimo di essi: tre re, un conte ed un principe.

Certo, non tutte le ciambelle riescono con il buco e si è dovuto assistere a tanta ironia su queste figure del passato; ad esempio non riesco ad immaginare l’ilarità che suscitava nei presenti quando quell’uomo, erede di una endogamia esasperata ed alto solamente 153 centimetri, doveva essere chiamato, in pubblico, Sua Altezza.

perito-assicurativo-siracusaNarra la cronaca del tempo che Vittorio Emanuele III di Savoia – nobile di Casa Savoia, terzo re d’Italia, rimaneva impassibile ed imperscrutabile e, tenacemente, continuava a svolgere il proprio ruolo ma, forse, non tutti sanno che aveva una grande passione per l’agricoltura tanto da divenire promotore della fondazione dell’Istituto Internazionale di Agricoltura evolutosi, nel dopoguerra, nella FAO.

 

Ecco! Qui sta il punto che ci interessa: nonostante Sua Altezza fosse un RE, praticava costantemente l’agricoltura studiando tecniche e sistemi per migliorare la qualità dei prodotti; in altri termini aveva l’umiltà di dedicarsi alla campagna, alla terra, al lavoro di contadino. Spesso dedicava più tempo al proprio diletto che alle questioni politiche (purtroppo! potrà dire qualcuno). Cioè, si riconosceva capace di svolgere azioni umili ed utili.

Tale modo di pensare e di fare incisero, ovviamente, sul suo orientamento politico ed è indubitabile che nessuno dei suoi omonimi – né prima e nemmeno dopo, sino ai giorni nostri – ha avuto, per quanto è dato sapere dalle chiacchiere che si sentono in giro, la stessa umiltà.

Anzi si deve annotare che per il solo fatto che si porti tale nobile nome ci si è atteggiati oltre misura anche quando si è continuato a suscitare ilarità per la chiamata ironica con cui si veniva indicato in maniera quasi rimbombante: “Sua Altezza”.

Negli ambienti frequentati dalla bella gente siracusana questo nome è stato scandito mille e mille volte: nome e cognome all’unisono ed in forma confidenziale, quasi fosse Charlie Brown; si è rasentato, a volte, il sospetto infamante di complicità o, peggio ancora, di connivenza!

La differenza con il RE agricoltore è stata non tanto nell’altezza ma nell’umiltà: il primo riconosceva la propria fortuna: sembrava un contadino prestato alla monarchia e, nonostante tutto, è stato ampiamente rimpianto; il secondo, oggi pensionato ma ancora – grazie a Dio – vivo e vegeto, ha anch’egli lasciato un rimpianto: ma perché pure lui non ha avuto la passione per la campagna?

Una bella zappa, un cappello di paglia, un asino con il codone ed una canzone fischiettata. Quante persone si sarebbero rallegrate …

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