Il perito assicurativo

Tanti ma tanti anni fa lo S.N.A.P.I.S. (Sindacato Nazionale Autonomo Periti Infortunistica Stradale) divulgò un volantino intitolato “Il perito, questo sconosciuto”.

Venne stampato variamente colorato: verde, arancione, rosa, ma con il medesimo ed identico contenuto laddove si tentava di spiegare la figura di un professionista e la funzione che assolveva.

Tra l’altro vi era un passaggio letterario che mi è rimasto in mente: “corre l’obbligo di chiarire subito che PERITO ASSICURATIVO non vuole significare perito delle assicurazioni ma persona esperta nella valutazione dei danni derivanti dal furto, dall’incendio e dai danni cagionati dalla circolazione”.

Ritrovandolo e rileggendolo mi ha fatto ripensare ad almeno due diverse argomentazioni che, a tutt’oggi, persistono tanto da creare malintesi e sospetti sia tra gli addetti ai lavori e sia nell’utenza tutta.

Il primo dei due argomenti riguarda proprio la denominazione di tale figura professionale visto che alcuni colleghi – anche tra i più anziani ed affermati – accettano con riluttanza di essere così chiamati ed, anzi, a volte, lo considerano come una sorta di increscioso appellativo. Ad essere schietto ci sarebbe da evidenziare che più di uno si fregia di altri titoli accademici – spesso inesistenti – ed afferma che la stessa denominazione non è corretta e che, addirittura, vi è una forte corrente – posta nell’ambito della Categoria – che pressa affinché i medesimi professionisti siano identificati con altra definizione non meglio catalogata.

Il secondo argomento rimanda, invece, ad un concetto fondamentale: il Perito Assicurativo non è, e non deve esserlo per Legge, un dipendente delle Società di assicurazioni e deve essere, sempre, persona terza estranea alla gestione del sinistro ed alla valutazione del danno.

Anche in questo secondo caso si rilevano gravi discordanze poiché alcuni colleghi – anche tra i più anziani ed affermati – simulano di non essere “liberi professionisti” che prestano la loro opera, in forma saltuaria, a dei committenti che tutto dovrebbero fare tranne che impartire direttive su come svolgere un lavoro in cui, grazie a precise conoscenze e competenze tecniche, incide molto la specifica preparazione professionale che non deve, mai, essere sottomessa a compromessi.

Entrambi gli argomenti sono, quindi, degni di essere rivisitati da ognuno di noi; dovremmo dimenticare, per un attimo, che gli spiccioli fanno comodo nelle nostre tasche e ricordare che il nostro lavoro viene svolto con cuore e cervello che marciano di comune accordo tenendo anche in conto che si dovrebbe far emergere, ogni tanto anche solo virtualmente, qualche altro organo del nostro corpo.

E ritornare a farci chiamare “perito assicurativo”.

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2 Risposte

  1. IO ha detto:

    Il più delle volte, però, non potrà non nascondere che tanti di quei periti che lavorano per le compagnie assicurative, avendo pretermesso il cuore, fanno marciare di comune accordo cervello e quell’altro organo del nostro corpo, ma in maniera così intimamente connessa sin al punto da farli coincidere.

  2. Maurizio Grienti ha detto:

    Cervello= 2% Cuore =5% altri organi=1% tasche=92% = Fiduciario di compagnie assicurative.